Autunno

Di programmi, aperitivi e ripensamenti

Ottobre, 2021

Ci sono voluti trent’anni per rivalutare l’autunno. Non mi era mai piaciuto. Sinonimo del rientro alla normalità, inizio di una lunga salita. L’autunno e i suo maglioni, le sue sciarpe, quel maledetto vestirsi a cipolla che mi ha sempre fatto cagare. Nella scalata alla vetta estiva, l’autunno veniva considerato quale semplice e inutile anticamera di una felice parentesi, composta dal mio compleanno e il Natale: divertimento, festa e vacanze.

Ora, l’odio non è diventato amore, ma serena convivenza. Non aspetto certo un anno con la bava alla bocca il foliage, le castagne e halloween. Pacata tolleranza e timidi sorrisi.

Sarà che essendo una mezza stagione, così come tutto ciò che è intermedio, mi sta abbastanza sul cazzo. Mi piace infatti al contrario chi prende posizione, chi ci crede, chi si espone. Che sia bianco o nero, senza nascondersi, senza dover per forza piacere a tutti. Schivo, o almeno provo, gli ignavi, quel grigio democristiano che mi ha sempre causato l’orticaria. Ciò non vuol dire dover essere bastian contrari a priori, quella è futile demenza. Trovo semplicemente triste dover cambiare faccia a seconda dell’interlocutore, dell’ambiente, della situazione. Per chi? Per cosa? Per quale ideale? Per aver paura? Per dormire sonni più tranquilli la notte? In direzione ostinata e contraria, con ragione e intelligenza.

Ho imparato ad accettare, anni fa, quanto di necessario. Anche se non mi si fila, non mi attrae. Ho imparato quindi a riempirlo questo Autunno, con ciò che di buono, a me confacente, avesse da offrire. Ecco che ottobre è diventato il mese della programmazione teatrale, la mia. Un po’ di ore a passare in rassegna gli spettacoli, tra Milano e varesotto. Aperto a quasi tutto, tra prosa e musical.  Restio ancora all’opera per assenza di basi. Innamorato di quel teatro canzone che tra Gaber, Jannaci e Fo, avrei tanto voluto vivere. Ho acquistato i biglietti per lo spettacolo di Paolini, per il suo ennesimo spettacolo solitario. Una tipologia di racconto che mi ha sempre affascinato. Uno contro tutti, per più di due ore. Tener vivo lo spettatore, nell’era del disturbo, della noia. Laddove il mondo procede a 10/15 secondi alla volta, tra reel e short video su youtube, lui continua a buttar lì il suo mattone. Un lungo monologo, ironico e introspettivo. Non vedo l’ora.

Ho riempito l’autunno di aperitivi con amici, quelli che non vedo spesso. Allo scattare di quella maledetta ora legale, quando all’uscita dagli uffici buio e nebbia la fanno da padroni, sapere che mi aspettano una paio d’ore di chiacchiere al caldo, davanti a una sciocchezza, mi mette di buonumore. E’ la scusa per racconti più approfonditi delle rispettive vacanze, per condividere ragionamenti profondi scherzandoci sopra, per ridere di come alcuni amici non cambino mai. Effetto placebo di una lunga blaterata.  Favoleggiare, sul nulla e su tutto. Niente di più semplice. Niente di più distensivo.

Ho riempito l’autunno di nuove abitudini, il cui impatto, positivo o negativo non conosco ancora. Lunghe e solitarie passeggiate, accumunate da una sosta in libreria (rigorosamente con cappotto e Clarks, nel pieno clichè del finto intellettuale radical chic). Ricerca di comfort food, cene all’insegna di prodotti di stagione, imparando a variare quanto più possibile i miei orizzonti culinari. Infausti tentativi di sveglie all’alba, immaginando di fare cose, tante cose, le quali annovero tra quelle costantemente rimandate, così come le sveglie.  Cercare di accontentarmi, un poco, ogni tanto, frenando la brama di voler di più, ritenendo insufficiente il momento presente.

Ho riempito l’autunno di nuovi obiettivi sportivi, scegliendo di provare a perseguirli attraverso una strada solitaria, priva di compagnia e di aiuto. Mi sono ripromesso che qualora alcuni di questi obiettivi vengano raggiunti, il risultato vada invece condiviso. Estremo egoismo nella preparazione, nel chinare la testa e faticare. Solidarietà disinteressata nel traguardo. Cosciente che più distante sia l’arrivo maggiori saranno i sacrifici ai danni di qualcuno. Agire dunque per se stessi ma gioire insieme ad altri.

Nessuna smania di vedere e percepire qualche risultato. Nessuna fretta di tirare le somme di progetti e impegni intrapresi. Lo farò con molta calma, il prossimo autunno. Mi rileggerò, col sorriso, in qualsiasi caso.

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