Portogallo
Di onde, griglie e saliscendi
Settembre, 2021
Nessuna prefazione, nessun intro, nessun perché e per come del viaggio. Nessuna narrativa. A ‘sto giro si va di pagelle, in ordine sparso. I voti, estremamente personali e per nulla oggettivi, riguardano una vacanza di inizio settembre.
Voto 6 ai paesi dell’Algarve
Tavira, Silves, Carvoeiro, Lagos e Sagres. Da oriente a occidente. Questi sono stati i paesi toccati e assaporati dal nostro giro. Chi più, chi meno. Una notte o due. Camminate sparse, soste varie. Molte aspettative, un poco deluse. Guide e articoli li dipingono come gioielli. Io no: zero stupore, zero presa emotiva. Mi è mancato quello schiocco di dita, quello che precede il “Cambio di programma, voglio rimanere qua ancora qualche giorno”. Piccoli paesini composti da conglomerati di casette bianche e strade piuttosto sporche. Qualche passeggiata spensierata senza folgorazione. Il fascino del borgo marittimo è presente, ma nulla in più, che faccia strizzare gli occhi, che lasci a bocca aperta. Piacevoli toccate e fuga, condite da poche note stonate che possano giustificare la visita, in assenza di interessante unicità. Felici finestre sul mare, grovigli di stradine pedonali nei centri storici, lagune navigabili e atmosfere wild. Troppo poco per dipinti tanto osannati. Una visita sicuramente la meritano, ma il mattino dopo li ho lasciati alle spalle senza magone. Sarà stato settembre, sarà stato il ridotto turismo di quest’epoca storica. Ca va sans dire, è andata così.
Voto 7+ alla tavola
Ricerca tipica. Viaggio sinonimo di cibo, diverso, nuovo. La tavola quale parte fondamentale dell’itinerario. Menu preferibilmente scritti a mano e senza traduzione. Vociare in lingua madre, assenza di turisti. Stomaco forte, pronto per importanti battaglie. Queste le mie abituali coordinate culinarie.
Il Portogallo è iniziato con poca scelta, o meglio, ridotta a un felice bivio. Sardine, grosse, attraenti, cotte sulla brace e buttate brutalmente sul piatto. Divorate lasciando il minimo scarto. Frango (pollo), sempre sulla brace, sempre schiaffato lì così, tutto bello nero, indicando se piri piri o non piri piri (i portoghesi non sono calabresi, ordinate piri piri, cioè piccante, che sarà giusto un filo saporito). Fumo delle griglie sinonimo di libidine: mangiare con i piedi nella sabbia, fronte mare, pervasi da quel profumo, è poesia. La brace, sardine e pollo, sono stati l’unica alternativa per giorni. Non avremmo comunque scelto altro. Un culto, che gli rimanga ben cucito addosso.
Upgrade: Tasca. Trattorie senza fronzoli, pochi piatti, sempre quelli, fatti come dicono loro. Porzioni per gente che ha fatto dieci chilometri a nuoto controcorrente. Griglia sempre presente ma pronta a offrire anche altro. Lavagne sbiadite recitano pietanze tipiche con alcune lettere mancanti. I turisti commensali impazziscono curvi su google translate. I piatti della tradizione sono abbondanti e gustosi, ma navigano in due dita d’olio, tutti, fritti compresi. Ho fatto l’indifferente per tre giorni, ho mentito al mio organismo, sorridendo al pezzo di pane inzuppato dalla sacrosanta scarpetta. Il quarto giorno la rivolta, imodium e parsimonia. Questa botta di colesterolo i portoghesi la compensano con quantità d’aglio mai viste prime, a mo’ di chips, sopra ogni cosa. Carne, pesce, verdura, non scappa nulla. Mettiti l’anima in pace che quel pezzo d’aglio nascosto, prima o poi, lo beccherai sotto i denti.
Dalla Tasca alla Casas de pasto. Ambienti poco (non esageriamo) più ricercati. Osterie con qualche piatto in più. In queste ultime un paio di menzioni d’onore: il bacalao con nata, per il quale non ci siamo rivolti parola sino all’ultima virgola sulla terrina e una fagiolata con polipo, seppie e chorizo, bomba atomica, sotto ogni aspetto. Medaglia d’oro dell’Algarve culinario alla cataplana de polvo, stufato tipico con diverse varianti, cotto e servito in un calderone di rame. Quel profumo, quel polipo, ogni tanto lo sogno ancora.
Postilla su Lisbona. Dopo una settimana di tradizione senza innovazione, di griglia, fritti e stufati, a Lisbona abbiamo abbracciato gusti etnici e orientali, quelli che si possono trovare in molte grandi città, lì un po’ più a buon mercato. Rammarico invece per la tardiva scoperta di Cacilhas, quartiere che sorge sull’altra sponda del Tago. Il traghetto scorta sulla riva opposta del fiume e svela un mondo diverso, più selvaggio, più rustico, casereccio. Lungo una via pedonale si susseguono ristorantini alla mano. Carni e pesci appesi alle vetrine d’entrata. Poche pretese e tanti locals. Amore a prima vista quando ho visto i tavoli di un locale ceduti a quello a fianco, in base all’esigenza del momento. Tutto alla buona, tutto abbondante, tutto ottimo e economico.
Voto 4 allo spostamento in auto
Ogni viaggio insegna sempre qualcosa, dalla minima sciocchezza a importanti crescite umane. Se a Palermo occorre stare attenti alle banane, in Portogallo attenzione massima alle quattro ruote, e ciò che ne consegue. Credevo fosse difficile rimpiangere il nostro bel paese, mi sbagliavo.
Premetto, mi sono documentato. Non è stata una scelta aprioristica. Tutte le fonti sconsigliavano l’utilizzo dei mezzi pubblici, quanto meno per una vacanza on the road. L’esigenza di spostamenti frequenti ha imposto il noleggio auto.
Il personale voto è la somma algebrica di diversi fattori: le cifre giornaliere del noleggio, le franchigie richieste, il costo della benzina e i pedaggi autostradali. L’operazione va poi contestualizzata e rapportata al costo della vita in Portogallo, medio-basso ovunque. Una serie di (tanti) sfortunati eventi.
Voto 9 alla Saudade
Malinconia, solitudine, nostalgia, desiderio, distanza. E poi altro ancora. In una parola un mondo, di emozioni, sentimenti, stati d’animo. Intraducibile ma visibile, percettibile. Vale il viaggio, la scoperta, l’immersione in una cultura differente. Gli occhi lucidi e scavati di un anziano seduto all’esterno della taverna. Il vociare di un gruppo di uomini le cui mani sporche condividono pesce essiccato. La carezza di una mamma che accompagna a scuola il proprio figlio. Episodi comuni, ma connotati diversamente. Rassegnazione e accettazione. Lacrima e sorriso. Abbandono e speranza. Straziante tenerezza. Mi sono innamorato del volto di molte persone. Uomini, donne, anziani, bambini. Nessuna carica eccessiva. Nessun pianto disperato, nessun riso sguaiato. Equilibrio imperfetto di più tensioni. Mi ha colpito, profondamente. Lontano da noi, da me. Spiritualmente ricco e materialmente povero. Diverso da tutto, dall’oriente, da filosofie e religioni. Saudade.
Voto 8 alla Buena vibra
Piedi scalzi, capello lungo e costume usurato. Tavole da surf sul tetto del van, di traverso in macchina, portate in coppia in bici. Un unico fine, l’oceano, le sue onde. E’ sport, è tradizione, è quasi culto. Prima vengono i surfisti e poi i bagnanti. Una varietà d’offerta, in Europa, senza pari. Dal novizio al campione. Si respira divertimento, buone vibrazioni. Chi non rimane un poco affascinato, dal contesto, da quell’energia, mente. Visto da fuori, dalla spiaggia, è uno spettacolo unico. In acqua, in gruppo, in attesa dell’onda, è magia.
Voto 7,5 a Lisbona
Lisbona è un saliscendi continuo, di strade, di impressioni, di valutazioni. Il primo impatto è stato forte, negativo. Col passare del tempo la prospettiva cambia, la curva si alza, sempre più. Ripide vie nascondono dietro i loro angoli monumenti, chiese, giardini. Ogni svolta è una scoperta. Ogni chilometro è una pezza. Gli amanti della camminata se ne faranno una ragione, mezzi pubblici, efficienti e imprescindibili. I tram, instagrammati ovunque, ben collegano le diverse zone, disparate e peculiari. Mostrano belvederi nascosti e scale in ogni dove. Lisbona è bella dal mare, ma ancor di più dall’alto. Dal castello, da un rooftop, dalla terrazza panoramica di una chiesa. Lisbona è bella nei suoi luoghi storici, anche se eccentrici, a tratti eccessivi. La movida del Barrio Alto, la quotidianità dell’Alfama, l’esasperato turismo di Belem. Diversi. Confini immaginari ma precisi. Un passo in avanti e cambia l’atmosfera, la pulizia, l’affluenza. Lisbona è un grande artista, solitamente trasandato e delle timide abitudini, il quale però non disdegna qualche evento di gala, sotto lustri e abiti glamour. Lisbona è quella città che invita la sua visione in ogni stagione, quella città che piace al perfettino e allo scapestrato, quella città la cui visita, vale, sempre.
VOTO 6,5 a tutto il resto
In mezzo a quanto sopra c’è stato tanto altro, dalla scalata a Coimbra alla visita di Sand City, dall’inflazionata Grotta di Benagil alla pesca dei polpi a Porto Covo. Abbiamo battuto la via segnata, quella delle guide, quella consigliata, ma non ci siamo fatti mancare qualche felice deviazione, improvvisata e ben riuscita. Giornate intense, piene, ricche spesso di stupore e meraviglia così come di disincanto dinanzi a qualche troppo alta aspettativa.
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