Venezia

Di gondole, ponti e cicchetti.

Giugno, 2021

Esistono differenti sfumature di vergogna. Proviamo imbarazzo, sconforto e disagio per differenti motivi. Dal classico amore non corrisposto alle orecchie a sventola. Da chi ha una voce stridula a chi, quella volta, sull’ascensore al completo, non riuscì a mascherare la propria fetida loffa. Io, fino a pochi giorni fa, avevo vergona di aver abitato per trent’anni a un paio d’ore circa da Venezia e non esserci mai stato. Laddove in tutto il mondo si sogna di venire a visitare la repubblica marinara io, beato scemo, non ci avevo mai messo piede. Vai a capire il perché… Non mi ero mai preso quei due minuti, fondamentali, per ragionare sull’assurda originale bellezza di Venezia.

Molte aspettative equivalgono a un’ampia esposizione alle critiche. Troppe lodi scoprono i fianchi ai più feroci esami. Ebbene, dopo poco, pochissimo tempo, trascorso tra i vicoli della laguna, mi sento di affermare che non possa esistere riprovazione, in quanto Venezia è fuori classifica. In una Serenissima semi-deserta, complice il turismo ai minimi storici dall’epoca di Marco Polo, va da se che questi siano i miei due centesimi.

Che siate di fretta, ancorché per l’appuntamento della vita, prendetevi del tempo: arrivando in treno, una volta usciti dalla stazione raccogliete qualche secondo e rimanete in silenzio a fissare ciò che si staglia dinanzi ai vostri occhi. Sembra di entrare in un quadro, irreale, perfetto. Sembra che con un passo si viaggi nel tempo, si entri in un’altra epoca, un altro mondo. Sembra che sia un gioco, pronto ad accoglierti per la sua partita. Ho riso, per parecchi secondi, attonito. Erano risa di puro stupore. Ero emozionato, incredulo.

Il poco tempo a disposizione mi convinse a non riempirmi le giornate. Avrei finito per affrettami tra un museo e un monumento, correndo l’enorme rischio di spostarmi a testa bassa inseguendo orari vincolanti.  No, ho deciso di camminare lentamente fermandomi ad ogni scorcio che mi potesse attrarre. Mai decisione più giusta e saggia. Ho sostato, in contemplazione, su ogni singolo ponte, fotografando nella mia mente ogni singolo quadro che i miei occhi ammiravano. Mi sono infilato in ogni stretto vicolo che potesse condurmi in piccoli anfratti, piazzette nascoste, strade che cieche terminano nei canali.

La mia camminata, sprovvista di meta, veniva dissetata da svariati Spritz. Ho ncontrato una cultura che sapevo esistere, ma non pensavo così radicata, così coinvolgente. Bianco, Aperol, Campari, Cynar, Select. Scegli, senza far troppe domande. Bevi, non badando alla forma. Mangia, rigorosamente cicchetti. Amore a prima vista nei confronti di tutto ciò. Poca attenzione al dettaglio, quello in più. Tantissimo attaccamento alla tradizione, accrescendone la ricchezza. Non vedevo l’ora di girare l’angolo per scoprire un nuovo spot, per trovare un tavolino arroccato in qualche assurda posizione e dire “Ne beviamo uno lì”, fermi a contemplare la cornice nella quale ci trovavamo. Poesia, non scritta, materialmente percepibile.

La mia camminata veniva accompagnata dal vociare dei gondolieri, dal loro richiamo prima di ogni magico incrocio acquatico, avvisando verso quale direzione avrebbero svoltato. Maglia a righe e potenti braccia conducono l’ennesima unicità di un luogo senza tempo. Le gondole lente solcavano i canali semideserti, complice il ridotto numero di turisti. Così non ci ho pensato due volte. Volevo vedere Venezia da quella prospettiva, la sua. Non mi piace dare consigli, se non originali, gratuiti e poco impegnativi. Però qui, fidatevi, ne vale la pena. Il caro prezzi spesso millantato è nulla considerato il contesto. State pagando per rendere un quadro interattivo, per poterci entrare dentro, ancora più a fondo. Sarete cullati da ogni dettaglio che i vostri sensi riusciranno a percepire. Sono convinto che l’esclusività di alcune esperienze non abbia prezzo.

La mia camminata procedeva senza navigatore. Una rapida occhiata alla mappa in alcuni frangenti salvo poi proseguire senza alcuna vocina che indicasse dove svoltare. Qualche sparsa indicazione per le attrazioni principali. Da qui a lì ci saremmo arrivati, comunque. Percorrendo infiniti vicoli e attraversando altrettanti ponti.  Amo perdermi all’interno di una nuova città e ho amato ancor di più farlo a Venezia. Come ogni volta, in questo vagare spensierato, mi sono imbattuto in qualche luogo del cuore. Quelli che porti idealmente a casa. Quelli che, quando in futuro lì tornerai, costituiranno le poche certezze da cui partire, per un nuovo viaggio, totalmente diverso dal precedente.

Ho camminato, ho ascoltato, ho ammirato, perennemente stupefatto. Ho fatto tutto in maniera lenta. Ho lasciato indietro molto. Per questo, non vedo l’ora di rivivere quel quadro animato che è Venezia.

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